Per come mi conosco, è normale. Prima di fare qualcosa, ci penso e ci ripenso. E ci penso.
I blog stile diario continuano a non piacermi. Anche se, amando molto ‘La finestra sul cortile’, e avendo passato l’adolescenza seduta sul tavolino sotto la finestra a spiare nelle vite altrui, con un bicchiere di porto in mano e un quaderno e una penna nell’altra, dovrei stare zitta e non lanciare la prima pietra.
Il fatto è che dei blog diaristici non comprendo la spinta, la volontà, l’esigenza. Ho sempre raccontato agli amici [uff, questa lingua italiana, non ho voglia di mettere asterischi in ogni dove per indicare il ‘genere’…] o al mio compagno, ex [ahi!], le cose che mi passavano per la testa, o cosa avevo fatto il giorno prima. Per cui, perchè raccontarlo anche a chiunque passi sul mio blog? E infatti non lo racconterò.
Apprezzo molto, però, i blog tematici, o che forniscono informazioni utili, o spunti per riflettere, o stimolano connessioni e collegamenti. Anzi, li leggo ormai quotidianamente. Ho parecchi feeds nel mio google reader… quasi tutti di persone che scrivono di argomenti che interessano anche me, web 2.0, IA, Net TV, UGC, ecc. Quando avrò strutturato bene fraktalia, li condividerò.
E nei blog ‘tematici’, non mi dispiace trovare qua e là qualche post ‘personale’, uno sguardo dentro di sé o fuori da ogni tipo di schermo. Avvicina a chi scrive.
Per cui, lungi da me dire perch* si scrive un blog. Provo a dire perché io sto provando a farlo.
Per condividere le mie scoperte e le mie riflessioni su temi che mi interessano.
Per raccontare qualcosa di me che magari a volte mi sfugge o temo mi sfugga.
Per comunicare scrivendo pensieri che a volte in questo periodo non ho voglia di dire. Forse.
Altri motivi li capirò, appunto, scrivendo.